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L'opera di Canetti è percorsa da una tensione eroica e tragica di ricostruire attentamente, tessera dopo tessera, il tempo perduto perché la vita dell'uomo in ultima analisi si effonde e si "verifica", si fa vera appunto, nella memoria rivisitata. In questo senso è decisiva la scelta di Enza Licciardi di confrontarsi, così attentamente, con l'autobiografia, il romanzo segreto di Elias Canetti e insieme il testamento sublime della letteratura austriaca, di un'Austria che non esiste più, così come non esiste più l'ebraismo sefardita, oppure di un'Austria che esisterà sempre, di un ebraismo che esisterà sempre con Canetti, con Stefan Zweig, con Joseph Roth e con tutti coloro che si sono votati e si votano al racconto della vita, perché ogni vita è il simbolo di tutte le vite, ogni racconto è l'epifania della "lingua salvata".